Perché le zebre hanno le strisce?
Le zebre, con il loro inconfondibile mantello a strisce bianche e nere, sono tra gli animali più iconici e affascinanti del pianeta. Ma perché la natura le ha dotate di un disegno così particolare? Questa domanda ha stimolato la curiosità di scienziati e naturalisti per secoli, a partire da figure come Darwin e Wallace. Un tempo si pensava al mimetismo, ma oggi la ricerca scientifica, tramite studi comportamentali ed esperimenti, ha rivelato diverse teorie, alcune più solide di altre. Scopriamo insieme cosa dice la scienza moderna sulle ragioni dietro le iconiche strisce delle zebre.

Bianche a Strisce Nere o Nere a Strisce Bianche?
Prima di addentrarci nelle funzioni delle strisce, una curiosità fondamentale: le zebre sono animali fondamentalmente neri con strisce bianche o viceversa? Come riportato da LiveScience, la maggior parte delle evidenze scientifiche, basate sull’embriologia e sull’analisi dei melanociti (le cellule che producono pigmento), indica che le zebre hanno un colore di fondo scuro (nero). Le strisce bianche emergono a causa di un processo di inibizione selettiva della produzione di melanina in quelle specifiche aree del mantello, dove i melanociti sono “disattivati”.
Le Funzioni delle Strisce: Un Dibattito Scientifico Risolto?
Diverse ipotesi sono state avanzate per spiegare il vantaggio evolutivo delle strisce. Analizziamole alla luce delle ricerche più recenti.
1. Una Barriera Naturale Contro gli Insetti Pungenti
Attualmente, la teoria con il più solido e ampio supporto sperimentale, sostenuta da numerosi studi del biologo evoluzionista Tim Caro dell’Università della California, Davis, e da altri team di ricerca, è che le strisce servano principalmente a scoraggiare gli insetti ematofagi, cioé quelli che si nutrono di sangue animale, come i tafani e le mosche tse-tse. Questi insetti non solo sono estremamente fastidiosi, ma possono anche trasmettere malattie debilitanti o letali per le zebre.
Ricerche, come quella pubblicata sul Journal of Experimental Biology, hanno rivelato che i tafani sono attratti dalla luce polarizzata linearmente, che viene riflessa in modo uniforme da superfici scure e monocromatiche. Le strisce bianche e nere, invece, interrompono questo pattern di luce polarizzata. Questo effetto confonde il sistema visivo delle mosche, rendendo difficile per loro individuare un punto di atterraggio, forse creando un’illusione ottica di sfarfallio che ne ostacola la capacità di giudicare distanza e velocità
Già nel 1981 l’entomologo Jeffrey K. Waage dimostrò che i modelli a bande bianche e nere attiravano meno tafani e mosche tse-tse rispetto a superfici uniformi, suggerendo che l’insistenza esercitata dagli insetti avrebbe spinto l’evoluzione del mantello nel tempo. L’immagine seguente, tratta dall’articolo di PLOS One, mostra le differenze nel comportamento del volo degli insetti.

Ma la difesa dagli insetti è l’unica ragione? Per molto tempo, un’altra ipotesi ha dominato il dibattito: quella legata ai predatori.
2. Confondere i Predatori
Questa è una delle teorie più antiche. L’idea è che le strisce possano aiutare le zebre a eludere i predatori, come leoni e iene, principalmente attraverso due meccanismi:
- Mimetismo Criptico: Si è a lungo pensato che le strisce potessero aiutare le zebre a mimetizzarsi nell’erba alta o nel gioco di luci e ombre della savana, specialmente all’alba e al tramonto. Tuttavia, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ONE (Melin et al., 2016) ha messo in dubbio questa ipotesi, evidenziando che i principali predatori delle zebre, come i leoni, hanno una capacità visiva diversa da quella umana. A distanza, specialmente in condizioni di scarsa illuminazione, i leoni probabilmente percepiscono le strisce come una massa grigia uniforme, rendendo il mimetismo criptico meno efficace di quanto si credesse.
- Effetto Confusione del Branco: Una spiegazione più plausibile, come discusso da LiveScience, è che le strisce creino un’illusione ottica quando le zebre sono in movimento, soprattutto se in gruppo. Questo “motion dazzle”, cioè un effetto di abbagliamento da movimento, potrebbe rendere difficile per un predatore isolare un singolo individuo dal branco, stimare correttamente la sua velocità e la sua traiettoria, o persino distinguere il numero esatto di animali.
Per comprendere meglio come le strisce possano confondere la vista e le diverse teorie sull’evoluzione di questo straordinario mantello, il seguente video del canale Ted-Ed offre una sintesi chiara, mettendo a confronto le varie ipotesi scientifiche e illustrando perché la spiegazione anti-insetto sia oggi considerata la più probabile.
3. L’Ipotesi della Termoregolazione
Un’altra teoria, discussa anche da LiveScience, suggerisce che le strisce aiutino le zebre a regolare la loro temperatura corporea. L’idea di base è che le strisce nere assorbano più calore solare rispetto a quelle bianche, che lo riflettono. Questa differenza di assorbimento potrebbe creare piccole correnti convettive d’aria vicino alla pelle, una sorta di “ventilazione” naturale che aiuterebbe l’animale a raffreddarsi nelle calde savane africane. Alcuni studi hanno effettivamente rilevato piccole differenze di temperatura tra le strisce nere e bianche. Tuttavia, l’evidenza complessiva a supporto di questa teoria come spiegazione primaria è meno forte rispetto a quella anti-insetto. Molti altri grandi mammiferi africani che affrontano condizioni climatiche simili non hanno sviluppato un mantello a strisce.
4. La Funzione Sociale
Ogni zebra possiede un pattern di strisce unico, paragonabile a un’impronta digitale umana. Si è quindi ipotizzato che questa unicità possa facilitare il riconoscimento individuale all’interno del branco, ad esempio tra madre e puledro, o per mantenere la coesione del gruppo sociale. Sebbene il riconoscimento individuale sia un aspetto importante della vita sociale delle zebre, la maggior parte degli scienziati, come riportato nello studio su PLOS ONE, ritiene che questa sia più probabilmente una funzione secondaria o un sottoprodotto della variazione individuale, piuttosto che la pressione selettiva primaria che ha portato all’evoluzione delle strisce.
Un Puzzle Complesso: La Risposta Prevalente
Dopo decenni di ricerca e numerose ipotesi, la comunità scientifica sembra convergere sull’idea che, sebbene diverse funzioni possano contribuire in misura minore o rappresentare benefici secondari, la pressione selettiva esercitata dai parassiti sia stata il motore evolutivo principale per lo sviluppo delle strisce nelle zebre. Questa teoria è supportata anche dall’osservazione che le diverse specie di zebre, come la zebra di pianura con strisce più larghe e la zebra di Grévy con strisce più fitte e sottili, mostrano pattern che sembrano adattati alla specifica pressione degli insetti nei loro rispettivi habitat, come notato da LiveScience.
È tuttavia plausibile che le strisce offrano una combinazione di vantaggi. Una volta evolutesi primariamente per la difesa dagli insetti, potrebbero aver conferito anche un certo grado di protezione dalla predazione attraverso l’effetto “motion dazzle” o aver mantenuto una funzione nel riconoscimento sociale. La natura, infatti, spesso seleziona tratti che si rivelano utili su più fronti.
Le strisce delle zebre rimangono un magnifico esempio di adattamento evolutivo, un codice a barre naturale la cui comprensione continua ad affascinare e a stimolare la ricerca scientifica. Così, le strisce delle zebre, apparentemente un semplice disegno, si rivelano un complesso capolavoro evolutivo, un promemoria di come la natura trovi soluzioni ingegnose alle sfide della sopravvivenza.
Fonti e Approfondimenti
Se ti stuzzica capire perché le zebre hanno le strisce e se, sotto sotto, siano bianche o nere, puoi partire dall’articolo di LiveScience, che illustra origini, funzioni e colore di base del loro mantello. Per una panoramica veloce e divulgativa, Focus riassume le ipotesi principali in modo chiaro. Se invece vuoi addentrarti nella letteratura scientifica, lo studio pubblicato su PLOS ONE esamina come predatori, zebre e umani percepiscono le strisce, mentre la ricerca del Journal of Experimental Biology svela perché i tafani trovano meno invitanti le zebre con strisce più sottili.

