Scienza e Fenomeni Naturali

Perché i colori primari si chiamano così?

I colori primari svolgono un ruolo cruciale nella nostra percezione del mondo. Ti sei mai fermato a pensare all’origine del nome “colori primari”? Sembra semplice, ma nasconde un’interessante evoluzione tra arte e scienza. Partiamo per questo percorso alla scoperta!

Scena composta utilizzando oggetti colorati in tonalità primarie RGB
Immagine generata con IA

L’Eredità Storica: i Primari dei Pigmenti

Il concetto di “colore primario” non è una scoperta recente, ma affonda le sue radici in secoli di pratica artistica. Per molto tempo, e ancora oggi nel contesto dei pigmenti pittorici tradizionali, i colori primari sono stati identificati nel Rosso, nel Giallo e nel Blu (spesso abbreviato in RYB).

La ragione di questa denominazione era prettamente empirica: gli artisti, dai maestri del Rinascimento in poi, si resero conto che questi tre colori non potevano essere creati mescolando altri pigmenti a loro disposizione. Al contrario, combinando il rosso, il giallo e il blu in diverse proporzioni, erano in grado di generare una vasta gamma di altri colori e sfumature, come i verdi, gli arancioni e i viola (i colori secondari). Erano, quindi, i mattoni fondamentali, i “primi” colori della loro tavolozza. Sebbene questo modello RYB sia intuitivo e ancora usato nell’insegnamento artistico di base, il modello CMY è scientificamente più accurato per descrivere la miscelazione dei pigmenti e ottenere una gamma più vasta di colori brillanti.

La Svolta Scientifica: Primari Additivi e Sottrattivi

Con il progredire della comprensione scientifica della luce e della percezione visiva, la definizione di colori primari si è arricchita e specificata. Il cammino verso questa comprensione fu lungo; figure come Isaac Newton già nel XVII secolo, con i suoi esperimenti sulla scomposizione della luce attraverso i prismi, aprirono la strada a un’indagine più profonda sulla natura dei colori, sebbene la sua teoria si concentrasse inizialmente sulla luce e non sui pigmenti come primari RYB. Oggi, è cruciale distinguere tra due principali sistemi:

Colori Primari Additivi (RGB – La Luce)

Quando parliamo di luce, come quella emessa da uno schermo televisivo, dal monitor di un computer o dallo smartphone, i colori primari sono il Rosso, il Verde e il Blu (noti come RGB).

Vengono definiti “additivi” perché, sommando le loro luci, si ottengono colori più chiari. La combinazione di luce rossa, verde e blu alla massima intensità produce luce bianca. Ogni pixel del vostro schermo è composto da minuscoli sub-pixel che emettono proprio queste tre luci, la cui miscelazione in varie intensità crea milioni di colori diversi che compongono le immagini che vediamo.

Colori Primari Sottrattivi (CMYK – I Pigmenti e la Stampa)

Quando invece abbiamo a che fare con pigmenti, come gli inchiostri usati nella stampa o i colori a tempera, il modello di riferimento è quello sottrattivo. I colori primari sottrattivi sono il Ciano, il Magenta e il Giallo (noti come CMY).

Questi colori sono detti “sottrattivi” perché funzionano assorbendo (sottraendo) alcune lunghezze d’onda della luce bianca che li colpisce e riflettendone altre, che sono quelle che il nostro occhio percepisce. Teoricamente, la sovrapposizione di ciano, magenta e giallo puri dovrebbe produrre il nero (assorbendo tutta la luce). In pratica, nella stampa, si aggiunge quasi sempre un quarto inchiostro, il Nero (indicato con K in CMYK, dove K sta per key, chiave, o semplicemente per evitare confusione con B di Blu), per ottenere neri più profondi e intensi e per risparmiare inchiostri colorati.

È interessante notare che i primari sottrattivi (Ciano, Magenta, Giallo) sono i colori che si ottengono mescolando a coppie i primari additivi (Verde+Blu=Ciano; Rosso+Blu=Magenta; Rosso+Verde=Giallo), e viceversa.

Diagramma illustrativo dei due principali sistemi di colori primari: a sinistra, il modello additivo RGB (Rosso, Verde, Blu), tipico della luce, la cui somma crea il bianco; a destra, il modello sottrattivo CMYK (Ciano, Magenta, Giallo, con K per il Nero), usato per i pigmenti, la cui sovrapposizione ideale genera il nero.
Illustrazione comparativa dei modelli di colori primari: a sinistra, cerchi di luce Rosso, Verde e Blu (RGB) si sovrappongono formando colori secondari (giallo, ciano, magenta) e bianco al centro. A destra, cerchi di pigmento Ciano, Magenta e Giallo (CMYK) si sovrappongono formando colori secondari (rosso, verde, blu) e nero al centro.

Perché “Primari” Dunque? Una Questione di Fondamenta

In definitiva, i colori primari si chiamano così perché, in un dato sistema (sia esso quello storico dei pigmenti, quello della luce o quello della stampa), rappresentano le componenti cromatiche di base. Sono quelle che non possono essere ulteriormente scomposte o create dalla mescolanza di altri colori all’interno di quello stesso sistema – essendo la definizione di “primario” intrinsecamente legata al modello di riferimento utilizzato – e dalle quali si può generare l’intera gamma degli altri colori.

La prossima volta che ammirerete un dipinto, guarderete un film o sfoglierete una rivista stampata, soffermatevi un istante a pensare al ruolo cruciale di questi “mattoni” del colore. Dietro la loro apparente semplicità si cela un interessante intreccio di pratica artistica secolare e complesse leggi scientifiche che rendono il nostro mondo così ricco di colori.

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Fonti e Approfondimenti

Per una definizione autorevole e una comprensione scientifica dettagliata di cosa siano i colori primari, l’enciclopedia Britannica rappresenta una risorsa fondamentale. Se invece desideri una spiegazione chiara e accessibile, in italiano, che illustri non solo i primari ma anche come da essi si generino i colori secondari e terziari, l’articolo di Geopop è molto efficace e facile da seguire. Infine, per esplorare in modo interattivo la ruota dei colori e capire le relazioni tra le diverse tonalità, inclusi i primari, e le loro applicazioni pratiche nel design, la guida offerta da Canva è uno strumento eccellente e intuitivo.

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